Caccia alle balene. Greenpeace lascia la lotta, il Giappone uccide

Anche quest’anno in Giappone si è consumato una carneficina. Sono state uccise molte balene. Gli animalisti insorgono.

Nell’attenzione ai temi ambientali – come in tutte le altre umane cose- capita a volte che un tema diventi improvvisamente di moda, dominando la scena per un tempo più o meno lungo, per poi ritornare nell’oblio, quantomeno per quello che riguarda l’interesse del grande pubblico.

Caccia balene in Giappone
Caccia alle balene, animalisti insorgono- (Magazine.liquida.it)

Basti pensare alla caccia alle foche, al buco dell’ozono, o alla campagna contro le pellicce. Tra questi temi “ad attenzione intermittente” ci sono anche loro: balene. Se non bastassero la denutrizione e l’inquinamento acustico a rendere la sopravvivenza di queste specie una scommessa, come ogni anno torna la stagione della caccia, dissimulata dietro pretese ricerche scientifiche.

Da anni ormai, nonostante la moratoria internazionale, il Giappone uccide dietro il pretesto della ricerca scientifica diverse centinaia di esemplari le cui carni finiscono poi regolarmente per essere vendute per uso alimentare. Quest’anno però si sono verificate una serie di circostanze diverse rispetto agli anni passati. Scriveva Blogeko a ridosso dell’annuncio della campagna di caccia giapponese:

le navi militari australiane con ogni probabilità non faranno più da “cani da guardia” ai giapponesi, dato che l’anno scorso le cose furono lì lì per precipitare. E non sono le sole a rinunciare.

Per la prima volta da tempo, quest’inverno Greenpeace non contrasterà i balenieri giapponesi. Però continuerà a farlo la combattiva associazione Sea Shepherd. Meno attori in scena, meno tensione? Secondo me non è affatto detto. Anzi.

La pugnace Sea Shepherd è quella delle cimici e dell’acido butirrico. L’anno scorso ingaggiò con i balenieri giaponesi una battaglia neanche tanto metaforica.

Due attivisti della sea Shepherd furono presi in ostaggio dai giapponesi. Uno era australiano, e si rischiò una crisi diplomatica.

Anche per questo l’Australia, che l’anno scorso documentò la crudeltà della caccia giapponese, ora non è intenzionata a tornare sul teatro delle operazioni.

Greenpeace ha motivato la rinuncia alle usuali operazioni di disturbo con la necessità di concentrarsi sul caso dei propri attivisti arrestati per avere denunciato il contrabbando della carne delle balene teoricamente cacciate per “scopi scientifici”. Commenta Ambiente Energia:

E’ un mondo capovolto, un mondo in cui chi segnala un illecito viene punito, perseguitato dalle stesse istituzioni che dovrebbero garantire la legalità. E’ accaduto in Giappone, uno dei paesi al mondo che si ostina a cacciare le Balene, contro la moratoria internazionale, spesso spacciandola come mezzo per la ricerca scientifica. La cosa ha del ridicolo, ma qui c’è poco da ridere. Attivisti di Greenpeace si sono recati in Giappone per protestare contro l’arresto di altri attivisti che hanno segnalato alle autorità giapponesi aziende che confezionavano carne di balena illegale. Incredibilmente l’attenzione delle forze dell’ordine giapponesi non si sono rivolte, come può essere logico, contro gli autori dell’illecito ma, fuori da ogni logica, contro le persone che hanno segnalato l’illecito.

Le autorità giapponesi non hanno lasciato intentata alcuna via per impedire le azioni di disturbo, dall’arresto degli attivisti alla richiesta ad Australia e Nuova Zelanda di negare l’attracco alla nave. Scrive 100ambiente:

L’accoglienza a Hobart della nave di Sea Shepherd è stata particolarmente calorosa, alla faccia dell’appello delle autorità giapponesi ad Australia e Nuova Zelanda per non farla attraccare. Gli abitanti dell’isola australiana hanno rifornito completamente di viveri l’equipaggio della nave e hanno finanziato tutte le spese di ingresso e permanenza nel porto.

“Non c’è nessun dubbio che gli Australiani amino le balene” ha dichiarato il fondatore di Sea Shepherd, il Capitano Paul Watson “e noi amiamo l’Australia. È difficile da credere, ma nel 1978 ci siamo battuti contro la caccia alle balene da parte proprio dell’Australia a Cheynes Beach vicino ad Albany nell’Australia occidentale. Speriamo che anche il Giappone possa seguire questa strada e passare da persecutore ad amante e difensore delle balene!”

Nella sua sosta la Steve Irwin ha caricato scorte sufficienti per due mesi di operazioni in alto mare. Purtroppo le previsioni meteo sulla rotta sono pessime e quindi la nave dovrà affrontare uno dei mari più difficili del pianeta nelle sue più difficili condizioni.

La Steve Irwin ha riagganciato la flotta baleniera giapponese il 31 Gennaio. Nell’approccio due membri dell’equipaggio sono stati feriti dai cannoni d’acqua ad altra pressione e da una biglia d’acciaio lanciata dalle baleniere contro i gommoni in avvicinamento.

Ma non è tutto, come racconta Pianeta Verde:

Watson, capo degli attivisti, avrebbe dichiarato ai media australiani di essere stato respinto dalla nave giapponese con cannoni d’acqua e lanci di palle d’ottone e piombo, che avrebbero ferito due attivisti sui gommoni. Inoltre, afferma Watson, i giapponesi userebbero un’arma a ultrasuoni «di tipo militare», capace di provocare sordità e vomito.

Spiega di che si tratta Ecoblog:

A volume massimo, può emmettere un tono di allerta che ha un’intensità di 150 dBSPL (1000 W/m²) a 1 metro di distanza, un livello che é capace di produrre danni permanenti al sistema uditivo, e che è pari a 50 volte la soglia del dolore umana normale (120 – 140 dB). I modelli attualmente in produzione hanno un raggio di azione che si estende dai 300 ai 500 metri. A 300 metri, il suono d’allarme ha un’intensità pari a 105 dB. Il suono d’allarme ha un tono molto acuto, simile a quello prodotto dai rilevatori elettronici di fumo, con la differenza dell’elevatissima intensità.

A farsi la “guerra” sono gli attivisti della Sea Shepherd Conservation Society (che si presentano vestiti da pirati) e l’equipaggio della baleniera Nisshin Maru. La cronaca della battaglia a colpi di burro rancido e vernice è su facebook. Gli attivisti di SSCS hanno denunciato che questa volta però è stato usato il LRAD, uso confermato anche dal Ministero della pesca giapponese.

Ma il pericolo peggiore per le balene arriva sul fronte della legge. Racconta Carla Reschia su Danni Collaterali

“Resti dell’Amministrazione Bush cercano di silurare la politica di Obama contro la caccia baleniera. Greenpeace chiede al nuovo Presidente USA di licenziare i funzionari infedeli”. Solo pochi giorni dopo la cerimonia inaugurale che ha insediato Obama spiegano a Greenpeace citando il Washington Post, alcuni funzionari nominati dalla vecchia amministrazione, ma ancora in servizio, avrebbero negoziato un ignobile accordo con il Giappone sulla caccia baleniera. L’accordo prevede una riduzione della caccia giapponese in Antartide (mascherata da “ricerca scientifica”) in cambio di una riapertura della caccia commerciale ed un aumento delle quote di caccia delle balenottere minori nelle acque circostanti il Giappone. Nel corso di una riunione segreta alle Hawaii, il Commissario USA alla Commissione Baleniera Internazionale (IWC) , Dr. Doug DeMaster, e il Presidente dell’IWC, Dr William Hogarth, hanno quindi agito palesemente contro la posizione del Presidente Obama sulla caccia baleniera.
In una lettera inviata a Greenpeace USA prima dell’elezione, Barack Obama aveva dichiarato che “come Presidente, assicurerò che gli Stati Uniti garantiscano una leadership nell’applicazione degli accordi internazionali per la protezione della natura, incluso il rafforzamento della moratoria contro la caccia commerciale alle balene. Permettere al Giappone di continuare la caccia baleniera a scopi commerciali è inaccettabile.”

Non si sa ancora come sia destinata a concludersi questa vicenda, ma certo sarebbe davvero poco in linea col programma ambientale di cui Obama si è fatto promotore accettare le richieste di Giappone, Norvegia e Islanda. Tutto questo mentre la crisi in Giappone porta a svendere la carne di balena per scongiurare il crollo della richiesta, come racconta Nipponlandia:

Tempo di crisi ed allora il principale centro commerciale di Osaka ha deciso di dimezzare il prezzo della carne di balena, per cercare di aumentare il consumo della carne pregiata. Tadashi Matsui, direttore del centro commerciale, ha infatti deciso di vendere 100 grammi di carne di balena a 248 yen, che corrispondono a poco più di 2 euro.

La prossima riunione della commissione baleniera è prevista per giugno: speriamo che l’attenzione del mondo duri sino ad allora.

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