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Cultura

Parma Workcamp live blogging: Impresa e Web 2.0, seconda sessione

Dalla comunicazione aziendale attraverso i nuovi canali digitali si passa all’interno delle aziende. Organizzare e veicolare la relazione attraverso gli strumenti social e 2.0 che si usano anche all’esterno.

Ecco il resoconto della seconda sessione della tavola rotonda “Impresa e Web 2.0″.

Parma WorkCamp live blogging seconda parte (Magazine.Liquida.it)

Presenti e partecipanti sono Luigi Grimaldi di Yoo+, Roberto Grassi di Lavoriamocisu.it e Marco Brambilla di Epicentro.

Ci si allontana dal tema della comunicazione aziendale attraverso il Web 2.0, virando invece verso una trattazione dell’uso dei nuovi strumenti Web all’interno della realtà aziendale.

Si parte da Luigi Grimaldi che, prendendo spunto da una citazione di Cory Doctorow:

Qualunque azienda deve fare i conti con lo stesso problema coordinare le persone e farle lavorare insieme […] Nel 2009 la necessità di azzerrare i costi di coordinamento sarà sulla bocca di tutti

Partendo da questa suggestione ricorda, appunto, che nel “mondo reale”, ovvero non quello in cui navigano la maggior parte dei presenti in sala, l’idea di Web 2.0 o perfino “Enterprise 2.0″ è ancora aliena. Ma sempre meno.

Grimaldi precisa che in questo momento la differenza che dà valore aggiunto al prodotto non può più essere data da materie prime o macchinari, l’unico vero valore aggiunto in società industriali come le nostre non è nient’altro che la capacità di innovare e di trascendere la logica di processo industriale e produttivo e l’intelligenza delle persone”.

L’intelligenza collettiva di un’azienda

Queste potenzialità, ovvero l’intelligenza collettiva di un’azienda, possono essere gestite soltanto tramite “forme di relazione fra le persone, ovvero l’uso degli stessi strumenti social che utilizziamo per l’esterno”. Questo significa “puntare veramente sulla tua azienda, su ciò che ti differenzia dai tuoi potenziali concorrenti”.

L’intelligenza di un’azienda (Magazine.Liquida.it)

Il primo obiettivo, però, è insegnare che la “confusione delle gerarchie” porta solo valore e interazioni essenziali alla creazioni di un’intelligenza collettiva.

A proposito di “confusione delle gerarchie” prende la parola Roberto Grassi e sottolinea che una vera “azienda 2.0″ si mette a nudo, cedendo il controllo di ciò che comunica.

Attraverso la presentazione di Lavoriamocisu.it spiega come i nuovi strumenti Web hanno rivoluzionato il processo di selezione del personale attraverso un servizio che permette ai “candidati di scegliere e valutare le aziende”.

Grazie al suo servizio, infatti, potenziali candidati si aggregano per discutere sulle aziende, condividendo le proprie aspettative e le proprie esperienze. “Anche in questo contesto le aziende devono esporsi”, spiega Grassi, perché ottenendo una valutazione positiva ha l’opportunità di attirare talenti e quindi valore aggiunto. Per ottenere ciò ci si deve aprire, in vero spirito 2.0.

Di risorse umane si occupa anche Marco Brambilla di Epicentro. Viene, ancora una volta, sottolineato l’impatto della crisi economica che ha portato a una crescente ricerca di efficienza.

Gli “information workers”, precisa Brambilla, vengono ancora visti come elementi “estranei” alle normali relazioni aziendali. Questo porta a siti e servizi bloccati in alcune realtà ma, come spiega, ogni lavoratore si porta dietro il valore “della sua rete di conoscenze” e bloccando i mezzi di comunicazione si perde questo potenziale.

Bisogna semplificare i processi tramite cui il direttore del personale può attuare quel “cambiamento culturale” che porta allo sviluppo di una cultura digitale.

Secondo Brambilla un information worker efficiente deve poter parlare con chi sta all’esterno della sua azienda e anche relazionarsi con altre persone, piuttosto che con brand. Il punto di vista di ogni impiegato sull’azienda è unico e porta valore per lo sviluppo del progetto condiviso.

Brambilla risponde anche a chi trova queste nuove interazioni “poco professionali” ricordando che “fingere che tutto sia perfetto è ancora meno professionale, essere realistici e onesti si traduce in una maggiore professionalità e in clienti che si fidano”.

Redazione

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