Moschee di Milano: scontro tra Tettamanzi e la Lega

Cresce la polemica tra il Cardinale di Milano Tettamanzi, il Ministro Roberto Calderoli e Francesco Cossiga per la chiusura dei centri islamici.

Stop alle moschee. Impedire che se ne costruiscano di nuove. Soprattutto a Milano, dopo l’arresto dei giorni scorsi dei due marocchini che frequentavano il centro islamico di Macherio e che progettavano attentati.

moschea e lo stop
Stop alle Moschee a Milano (Magazine.Liquida.it)

A chiederlo è stata soprattutto la Lega, che tramite una moratoria a tempo indeterminato, vorrebbe evitare che le moschee diventino centro di reclutamento per possibili terroristi da luoghi di culto per cui sono state create. Fosse tutto qui, però, non ci sarebbe neppure più di tanto di che discutere.

Il fatto è che a Milano, dove già mesi fa il Comune ha deciso la chiusura del centro islamico in viale Jenner, il problema si è trasformato in qualcosa di molto più grande, con una contrapposizione di idee e schieramenti. In primis, per il discorso che il Cardinale Tettamanzi ha fatto, schierandosi a favore di una distensione e di un rispetto reciproco per la libertà di culto. Discorso attaccato da una lettera spedita alcuni giorni dopo da Francesco Cossiga a Tettamanzi, a cui hanno fatto seguito le dichiarazioni di Roberto Calderoli, il quale come al solito non si è risparmiato né per i toni né per la polemica. Ovvio, il riscontro di pareri discordanti tra i blogger.

La lettera di Francesco Cossiga

moschea e milano
Moschee a Milano, cosa accade? (Magazine.Liquida.it)

Ecco cosa si legge su Endor, dove è pure riportata la lettera di Francesco Cossiga.

“Signor Cardinale, ho letto il Suo appello a favore della costruzione di moschee in ogni quartiere di Milano in nome della libertà religiosa e del confronto leale e del dialogo costruttivo tra la Chiesa Ambrosiana e l’Islam, nel nome dell’Unico Iddio Grande e Misericordioso, Allah, che in Arabo vuol dire anche per i cristiani: Dio; in fondo è meglio che i milanesi adorino Dio anche se secondo il credo islamico e che vadano in moschea, che non lo preghino affatto. Essendo più giovane di Lei ricordo bene quando monsignor Giovanni Battista Montini, ancora non cardinale, prese l’iniziativa per la raccolta di somme per la costruzione di nuove chiese.

Penso che, mutatis mutandis, Lei potrebbe cercare di fare qualcosa di simile non per la costruzione di Chiese, ma per la costruzione di moschee, perché unico è Dio, magari chiedendo che gli imam adottino un rito ambrosiano, frutto di un ‘confronto leale e di un dialogo costruttivo, e anche con una traduzione del Corano in meneghino. Qualora non si reperiscano i fondi necessari – sottolinea Cossiga, – sempre un confronto leale e di un dialogo costruttivo, la diocesi di Milano potrebbe cedere alcune delle chiese costruite da monsignor Montini ai musulmani, e magari concedere per alcuni giorni alla settimana lo stesso Duomo di Milano perché si celebrino i riti islamici, e anche, perché no? Dare al capo degli Imam di Milano uno spazio nel Palazzo Arcivescovile per farne la sua sede e la sua residenza, palazzo su cui lasciare issare anche la bandiera verde dell’Islam. Non crede che, sempre nello spirito di un confronto leale e di un dialogo costruttivo siano delle buone idee? E poi per Lei ci potrebbe anche scappare il titolo di Grande Imam Onorario d’Italia.
Con deferenza Francesco Cossiga.
P.S. Un’altra idea che io Le sottopongo nello spirito di un confronto leale e di un dialogo costruttivo: far recitare le preghiere rituali dal muezzin, con un idoneo impianto di diffusione, da uno dei pinnacoli del Duomo”.

Sempre su Endor segue il commento alla lettera:

La lettera di Cossiga é chiaramente ironica, ma non si può mai dire… Peccato che il suddetto Cardinale, non faccia sentire in modo altrettanto stentoreo la sua voce, quando si tratta di difendere i cristiani nel mondo dalle persecuzioni degli islamici integralisti. Il dialogo é cosa buona é bella, ma quando é dialogo. Quello fra Chiesa cattolica e Islam mi sembra più un prostrarsi della prima ai piedi del secondo. Non mi sembra male la proposta del Ministro La Russa un referendum consultivo per la costruzione di nuove moschee. Scommettiamo che si azzera la proliferazione di nuove moschee in un batter d’occhio?

Le parole di Roberto Calderoli

Su Uaar è invece possibile leggere le dichiarazioni di Roberto Calderoli, il quale taccia addirittura la Chiesa e il Cardinale Tettamanzi di essere cattocomunisti anziché veri difensori dei tradizionali baluardi cattolici cristiani:

Il cardinale di Milano Dionigi Tettamanzi si è detto d’accordo sul fatto di costruire nuove moschee “in ogni quartiere” e sulla ricerca di un dialogo con l’Islam, nel suo tradizionale discorsi di Sant’Ambrogio. Il comune di Milano non lascia molte aperture, ma la critica più dura viene dal ministro Roberto Calderoli: “In un momento in cui la Chiesa di Roma è tornata alla sua missione di guida spirituale e di salvaguardia delle tradizioni spiace vedere che Tettamanzi si pone come uno degli ultimi baluardi del cattocomunismo”. Continua Calderoli: “Il comunismo sconfitto dalla storia ritrova bandiere ideologiche proprio tra uomini di Chiesa. Il cardinale non parla quando in Spagna si tolgono i crocifissi dalle scuole, ma si fa oggi paladino delle moschee. Non mi risulta che nelle sacre scritture ci siano riferimenti alla difesa di chi considera le altre religioni un ostacolo e neppure inviti ad accogliere presunti luoghi di religione che in realtà sono scuole di violenza. Noi siamo contro le cattedrali del terrorismo”. Il ministro della Difesa Ignazio La Russa invita a smorzare le polemiche con la Chiesa, “specie sotto natale”, ma chiarisce che le nuove moschee non possono “sorgere ovunque” e che serve il referendum “consultivo con la popolazione del territorio dove si immagina di costruire una nuova moschea”.

Davanti a simili prese di posizione, la voce delle comunità islamiche e dei milanesi si è alzata anche, in parte, a solidarietà di Tettamanzi e della Chiesa. Ecco cosa si legge su Portale Solidale:

Questo è il commento del direttore della Casa della cultura islamica di via Padova. Branca (Università Cattolica): ”Musulmani costretti a pregare in garage e magazzini che contribuiscono a tenere lontani i fedeli”
“Apprezzo le parole del Cardinale Tettamanzi e lo ringrazio. Perché, purtroppo, la nostra comunità non ha ancora uno spazio dove pregare”. Con queste parole Asfa Mahmoud, direttore Casa della cultura islamica di via Padova, commenta il discorso dell’Arcivescovo di Milano in occasione del tradizionale discorso alla città per la festa di Sant’Ambrogio. Un intervento che, per Asfa Mahmoud, rientra in un percorso all’insegna del dialogo che “sia il Cardinale Tettamanzi, sia molti altri esponenti della Curia di Milano, stanno portando avanti da tempo. È grave che a Milano non ci sia stata una riflessione seria su questo tema. E quella del Cardinale mi sembra una riflessione molto sensata – è il commento di Paolo Branca docente di lingua araba all’università Cattolica di Milano -. Finalmente si sentono toni pacati, ma senza cadere nella banalizzazione di un problema reale”.

Seguono altri commenti sempre su Portale Solidale:

Che il tema della costruzione di nuove moschee sia scottante, non è un fatto nuovo. Lo dimostra la travagliata vicenda della moschea di via Padova: il progetto, come riportato da Redattore Sociale in un lancio dell’11 settembre 2007, è fermo dal 27 febbraio dello stesso anno. La Commissione edilizia del comune di Milano infatti aveva espresso parere negativo sul progetto di una nuova struttura che avrebbe dovuto sorgere in fondo a via Padova, su un terreno acquistato con le offerte dei fedeli che frequentano la Casa della Cultura. “Il progetto è ancora fermo -spiega Asfa Mahmoud- ufficialmente per motivazioni tecniche legate al progetto. Ma secondo me si tratta di motivazioni politiche. I luoghi in cui si ritrovano a pregare i musulmani non sono adeguati -aggiunge Paolo Branca- e non solo per una questione di spazi”. Garage e magazzini sono “luoghi brutti che contribuiscono a tener lontani molti fedeli. Compresi i più giovani, molti dei quali nati in Italia “ma costretti a vivere la loro religiosità in luoghi marginali”.

E Sandro Mangiaterra?

Chi non ci sta è invece Sandro Mangiaterra.

Niente concerti. Altro che Vasco Rossi e Ligabue. Ne abbiamo le tasche piene di tutto quel rumore (ma a ogni gol segnato a San Siro si superano del 20 per cento i picchi di decibel di un concerto). Che i giovani se ne stiano a casa. Niente preghiere per i musulmani. Altro che moschee. Ne abbiamo le tasche piene di tutti questi stranieri che dicono di volere pregare, magari anche in strada, e poi chissà cosa fanno. Che gli islamici se ne stiano a casa pure loro. Povera Milano. Le maggiori capitali europee allungano il passo. Pensare all’Expo 2015, oggi come oggi, fa venire i brividi. Una città che ha paura di qualsiasi diversità ed è incapace di accettarla e di confrontarsi e crescere con essa, grazie a essa, beh, è una città con gli occhi indietro anziché in avanti. In declino anziché in movimento. Penso che ci sia un preciso disegno politico dietro all’intolleranza emersa a Milano negli ultimi giorni, al finto bisogno di sicurezza, di tranquillità e pace dei cittadini cavalcato e alimentato a ogni piè sospinto. La verità è che la Lega ha cominciato le grandi manovre per conquistare il Comune, cerca ogni pretesto per mettere in difficoltà Letizia Moratti.

La quale, va ricordato, riguardo alla moschea quanto meno aveva proposto una mediazione: se chuidiamo il centro islamico di viale Jenner, diamo alle persone la possibilità di pregare il venerdì al Vigorelli. Niente, Bobo Maroni (che fino a prova contraria è ministro dell’Interno) e i leghisti duri e puri sono stati irremovibli: si chiude e basta. Insomma, la Lega punta al sindaco di Milano (e alla presidenza della Regione Lombardia). Cerca uno sceriffo alla Giancarlo Gentilini, il padre-padrone di Treviso, e alla Flavio Tosi, il conquistatore di Verona. Gente così, di quella pasta lì, che vede l’«altro» come un pericolo e si comporta di conseguenza, approfittando appunto della vero o presunto bisogno di sicurezza dei cittadini. Qualcuno dovrebbe sentirsi sprofondare dopo avere ascoltato le parole di Gianfranco Bottoni, responsabile delle relazioni ecumeniche e interreligiose della diocesi, in pratica il braccio destro del Cardinale Dionigi Tettamanzi: “Solo un regime fascista o populista arriverebbe a tali metodi dittatoriali”. Credo che ogni milanese dovrebbe semplicemente porsi questa domanda (e poi porla agli amministratori e, perché no, al governo lombardo-lumbard di Silvio Berlusconi): Milano deve avvicinarsi a Parigi e a Berlino o a Verona e Treviso?

Gestione cookie