Dopo la serie di terremoti che ha colpito l’Emilia la scorsa primavera, ora la terra trema a Sud: nella zona del Pollino, a cavallo tra Calabria e Basilicata, è in atto un vero e proprio sciame sismico. Mentre, nei giorni scorsi, nello Stretto di Messina si è registrata la scossa più forte dal 1981.
Sembra quasi aver concesso una tregua estiva: per un paio di mesi, dopo il lungo sciame sismico seguito alle tre gravi scosse emiliane di maggio e giugno, l’attività sismica del nostro paese pareva essersi sopita o, comunque, notevolmente diminuita specialmente in quelle zone della Pianura Padana già colpite dal precedente terremoto.
Ma qualche giorno, nuove scosse hanno ripreso a far tremare l’Italia, in particolar modo il sud, dove lo scorso 28 agosto un sisma di magnitudo 4.6 ha colpito la provincia di Reggio Calabria in prossimità dello stretto di Messina. La scossa, registrata all’01.12, è stata perfettamente avvertita dai cittadini che, svegliati di soprassalto, hanno riferito di aver sentito una scossa “breve ma intensa”. Nessun danno a cose o persone, ma torna la paura in una zona che, da sempre, con i terremoti è abituata a conviverci.
“Il terremoto del 29 agosto è avvenuto in un’area ad alta pericolosità sismica – scrivono gli esperti sul blog dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – Dal 1981 a oggi è evidente che non si sono verificati terremoti di magnitudo elevata nella zona, se non terremoti estremamente profondi nell’area del Tirreno Meridionale antistante la costa calabra, e quindi l’evento sismico ML4.6 rappresenta uno dei più forti avvenuto negli ultimi 30 anni”.
Sismi di lieve entità
Tutta la zona del Tirreno Meridionale, infatti, è perennemente scossa da piccoli sismi di lieve entità, che il più delle volte hanno epicentro nelle profondità marine e che non sono avvertibili dalle persone.
Ma, mentre lo Stretto di Messina trema, i sismografi si impennano anche in un’altra zona del Sud ad alta sismicità: il Pollino. Nella regione a cavallo tra la Calabria e la Basilicata, è in atto da diversi mesi uno sciame sismico culminato con due recentissime scosse: la prima alle 22.36 di domenica sera (magnitudo 2.3) la seconda alle 6.07 di lunedì mattina, di magnitudo 2.4. Anche in questo caso, non si sono verificati danni.
Trema anche la zona di Montefeltro, a cavallo tra Marche, Emilia Romagna e Toscana e la zona di Ascoli Piceno. Tutte scosse di lieve entità, raramente superiori a 2.3 di magnitudo, ma quanto basta per impensierire la popolazione, memore dei tragici eventi della scorsa primavera.
In Emilia, dove i cittadini stanno ancora cercando di rimettersi in sesto dopo il recente sisma, le scosse continuano senza sosta: la zona compresa tra Mirandola, Carpi e Cento e comuni limitrofi è tutt’oggi teatro di scosse lievi ma frequenti. La più forte alle 00:48 di lunedì, avvertita nelle province di Rimini, Forlì-Cesena e Arezzo.
Secondo gli esperti dell’Ingv, i due sciami sismici non sarebbero direttamente collegati tra loro e, come già spiegato in passato, non è possibile prevedere un evento sismico sulla base di precedenti scosse.
Per quanto riguarda la scossa in Calabria, i sismologi hanno spiegato che si tratta di un fenomeno geologico chiamato “subduzione“, comune anche alle grandi placche circum-pacifiche: la placca su cui posa il Mar Ionio “scivola” sotto quella della Calabria, dando origine a terremoti sottomarini particolarmente profondi, alcuni dei quali di forte intensità: come quello del 28 dicembre 1908, che raggiunse magnitudo 7.2 e che, finora, è il più forte terremoto mai registrato in Europa.