Pensione, cosa succede se lavori un mese in più? Ecco gli effetti che avrà sul tuo assegno

Ritardare la data del pensionamento anche solo di un mese può sembrare una scelta di poco conto, ma in realtà si rivela essere una decisione che può influenzare positivamente l’ammontare dell’assegno pensionistico.

Grazie al sistema contributivo, infatti, ogni singolo mese di lavoro aggiuntivo contribuisce ad aumentare il montante contributivo e, di conseguenza, l’importo della pensione.

Mese in più per la pensione
Cosa succede se lavori un mese in più alla tua pensione? (Magazine.Liquida.it)

Anche se a prima vista le cifre potrebbero apparire modeste, considerando l’intera durata del periodo di percezione della pensione, il beneficio complessivo diventa significativo.

Il funzionamento del calcolo contributivo

Dal 2012 in poi, per i periodi lavorati si fa riferimento esclusivamente al sistema contributivo per determinare come gli anni lavorativi influenzano l’ammontare della pensione. Questo metodo prevede la raccolta dei contributi versati durante la vita lavorativa che, una volta adeguati all’inflazione, formano il cosiddetto montante contributivo. Tale montante viene poi trasformato in assegno pensionistico attraverso l’applicazione di specifici coefficienti di trasformazione che variano a seconda dell’età con cui si accede alla pensione: più si posticipa tale momento e maggiore sarà il coefficiente applicato.

I coefficienti sono predisposti per incoraggiare i lavoratori a prolungare l’attività lavorativa. Per esempio, passando da 67 a 68 anni d’età con un montante contributivo pari a 400 mila euro si potrebbe vedere aumentato il proprio assegno annuo da 22.892 euro lordi a 23.724 euro lordi. Questo dimostra come anche un anno in più possa fare la differenza sul piano economico.

Pensione e calcolo
Il calcolo della pensione (Magazine.Liquida.it)

La normativa prevede che i coefficienti tengano conto non solo degli anni ma anche dei mesi aggiuntivi lavorati prima del ritiro dal mondo del lavoro. Per esemplificare: se Tizio decidesse di andare in pensione a 67 anni e 5 mesi anziché ai soliti 67 anni pieni, vedrebbe applicarsi un legger incremento percentuale al suo coefficiente grazie alla formula [(Coefficiente A – Coefficiente B)/12 ] * NUMERO DI MESI.

Concretamente parlando, questo significa che Tizio riceverebbe una somma annua leggermente superiore rispetto a quella prevista senza quegli ulteriorili cinque mesi aggiuntivi; nel caso specificato nell’esempio precedente ciò corrisponderebbe ad un aumento annuo intorno ai 344 euro lordi.

Il vantaggio economico tangibile

Considerando ora il caso ipotetico in cui Tizio abbia accumulato meno capitale nel suo montante contributivo (300mila euro) e decida comunque di prolungare la sua attività professionale per qualche mese oltre i previsti 67 anni d’età: questo sforzo supplementare non solo gli permetterebbe de facto uno stipendio extra per quel periodo ma incrementerebbe altresì sia il suo montante grazie ai nuovi versamenti sia l’importo finale della sua futura pensione grazie all’applicazione del nuovo tasso percentuale derivante dall’allungamento dell’attività lavorativa.

In conclusione (anche se non richiesta), è evidente come ogni singolo mese aggiuntivo possa avere ripercussionenon indifferentisull’entità dell’assegno finale da percepire mensilmente durante la terza età; pertanto valutazioni accurate dovrebbero essere fatte da chiunque stia considerando quando sia effettivamente conveniente ritirarsi dal mondo del lavoro.

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